5 selezioni internazionali per "Oh, ma che bel cane!"

5 selezioni internazionali per Oh, ma che bel cane!

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Oh, ma che bel cane!” si aggiudica ben 5 selezioni ufficiali a festival internazionali provenienti da tutto il mondo, in particolare dall’Inghilterra, dall’Egitto, dall’Italia, dalla Croazia e dagli Stati Uniti d’America.

Francesco Di Mauro al Magma film festival - Ciclope film

Francesco Di Mauro al Magma film festival

Oh, ma che bel cane! è uno di quei film che vi farà male, vi lacererà l’anima, vi farà sbellicare dalle risate, vi resterà nella mente per giorni.

Oh, ma che bel cane! è un cortometraggio diretto dal regista siciliano Francesco Di Mauro, già da un anno nelle sale di numerosi festival cinematografici, il film affronta tematiche sociali attuali, definendo una visione dura e d’impatto della società in cui viviamo, creando immagini forti e coinvolgenti.

Il corto è stato selezionato in numerosi festival internazionali tra cui il “Retro Avant Garde Film Festival” (Il Cairo), lo “UK Seasonal Short Film Festival” (Inghilterra), il “Magma film festival” (Italia), è stato selezionato per la 50° edizione del “KRAF Film Festival” (Croazia) e al “Los Angeles CineFest” (Stati Uniti d’America).

Francesco Di Mauro al Magma film festival

Il film di Di Mauro è stato accolto con tante risate e con tante domande, che hanno aperto in molteplici occasioni, un dibattito sulla nostra esistenza e sul senso ultimo della critica di oggi.

L’illustrissimo professore Michele Barbagallo di Catania, che tra le tante passioni ha pure quella per la cinematografia, ha scritto una splendida recensione del cortometraggio, che vogliamo riproporvi di seguito:

Professore Michele Barbagallo

Vedere il film “Oh, ma che bel cane” da un divertimento sempre più intenso, perché ha un ritmo da “crescendo rossiniano”. Il godimento che esso produce nello spettatore, però, è di quelli che lasciano il segno, in quanto, non potendosi sintetizzare in battute spiritose, tipo barzelletta o freddura, né raccontare in modo da trasferire ad altri il piacere provato, provoca alla fine una riflessione seria sul perché mi sono divertito. Il film, quindi, necessita di un’analisi puntuale.

Per questo motivo, rivedo, mentalmente, il film a ritroso, dall’ultima sequenza, che mi ha indotto a girarmi, istintivamente, sulla sedia, come per evitare di essere investito da quel vomito aggressivo, volgare, petulante, irriguardoso verso le persone e le cose: immagine sinistra, se pur fedele, dell’attuale società. In quest’ultima, infatti, spiccano personaggi che scaraventano sulle persone impetuosi torrenti di parole inquinanti le coscienze delle persone e offensive per la loro intelligenza. Le sequenze che la seguono, o meglio che la precedono, però, lasciano spazio alla speranza, perché mostrano i protagonisti che si interessano positivamente alle persone che incontrano per strada e, particolarmente agli innocenti, scevri da ogni colpa, e sottolineano, persino, la loro attenzione verso il cagnolino, per il quale emettono un giudizio valido: “Oh, ma che bel cane!.

Così, si possono scoprire, nell’insieme, la diversità e la complessità delle relazioni sociali. E poi, si vedono i protagonisti immersi nella loro, sempre più serena, discussione. È una metafora del faticoso cammino dell’uomo, dell’umanità, dello stato brado, priva di regole e di valori, a quello della convivenza civile, con norme da condividere e da rispettare, e anche a quello della scoperta della bellezza della natura: “Oh, ma che bel cane”.
Si transita così dalla rappresentazione del “pensiero unico” alla manifestazione del pensiero individuale e al rispetto di esso. Il film, normalmente visto, dal primo all’ultimo fotogramma, è la narrazione accelerata dello sconvolgimento della società umana dalla decadenza dei lavori di civiltà: la tolleranza, il riconoscimento della dignità della persona, il rispetto della natura; fino alla disgregazione di qualsiasi tipo di relazione tra le persone.

È così che appaiono i due giovani, i quali da una conversazione lineare e dagli accenti pacati passano a toni sempre più accesi e divergenti, quasi a insultarsi l’un l’altro, che, però, sorprendentemente, quando incontrano le signore col cagnolino, le quali spingono il rispettivo seggiolino con dentro un bambino, si ritrono all’unisono nell’assumere un atteggiamento canzonatorio nei confronti di quelle persone e del mondo che rappresentano, come quello della serenità della famiglia, della cura e della responsabilità verso i più deboli, della solidarietà; atteggiamenti in loro sempre più negativi, culminando nel beffardo, “Oh, ma che bel cane”, per scadere, poi, nel manifesto disprezzo della persona, considerata da loro come, “res nullius” o, anche, “res delericta” su cui riversare, come in una pattumiera qualsiasi cosa disgustosa e ripugnante.

Visto così il film è la terribile, tragica, se pur sotto sembianza comica, del non riconoscimento della persona, della sfiducia, della totale distruzione della società umana, fino all’atomizzazione di essa: è il trionfo dell’egoismo allo stato puro.
Il film, quindi, mette in evidenza l’estrema fragilità del sistema sociale, fondato su relazioni, del convivere non statico, ma dinamico, in cui il singolo, nel rispetto delle regole vive e costruisce le sue storie, dando pari dignità a quella degli altri, e riconosce il valore positivo e complementare dell’aggregarsi secondo regole da rispettare lealmente; perché il non osservare, il non riconoscere le norme scelte porta rapidamente alla liquefazione, alla distruzione dell’umana società. Quindi, l’osservare e il rispettare le regole liberamente preferite e condizione necessaria e sufficiente per il vivere e sopravvivere nella società umana.

Il film “Oh, ma che bel cane”, perciò, è come un teorema di matematica la cui verità mai può essere smentita.
Le attrici e gli attori, magistralmente guidati da Francesco Di Mauro, regista, che, pur essendo giovane mostra doti da consumato maestro, si sono calati nelle rispettive parti con semplicità e immediatezza coinvolgente, evidenziando abilità interpretative notevoli. Ottima è la padronanza, da parte del regista, delle tecnologie utilizzate.
Magnifica è la fotografia.
Bravissimi e originali i soggettisti.
                                                                                                                                  Michele Barbagallo

Oh, ma che bel cane!” si aggiudica ben 5 selezioni ufficiali a festival internazionali provenienti da tutto il mondo, in particolare dall’Inghilterra, dall’Egitto, dall’Italia, dalla Croazia e dagli Stati Uniti d’America.

Francesco Di Mauro al Magma film festival - Ciclope film

Francesco Di Mauro al Magma film festival

Oh, ma che bel cane! è uno di quei film che vi farà male, vi lacererà l’anima, vi farà sbellicare dalle risate, vi resterà nella mente per giorni.

Oh, ma che bel cane! è un cortometraggio diretto dal regista siciliano Francesco Di Mauro, già da un anno nelle sale di numerosi festival cinematografici, il film affronta tematiche sociali attuali, definendo una visione dura e d’impatto della società in cui viviamo, creando immagini forti e coinvolgenti.

Il corto è stato selezionato in numerosi festival internazionali tra cui il “Retro Avant Garde Film Festival” (Il Cairo), lo “UK Seasonal Short Film Festival” (Inghilterra), il “Magma film festival” (Italia), è stato selezionato per la 50° edizione del “KRAF Film Festival” (Croazia) e al “Los Angeles CineFest” (Stati Uniti d’America).

Francesco Di Mauro al Magma film festival

Il film di Di Mauro è stato accolto con tante risate e con tante domande, che hanno aperto in molteplici occasioni, un dibattito sulla nostra esistenza e sul senso ultimo della critica di oggi.

L’illustrissimo professore Michele Barbagallo di Catania, che tra le tante passioni ha pure quella per la cinematografia, ha scritto una splendida recensione del cortometraggio, che vogliamo riproporvi di seguito:

Professore Michele Barbagallo

Vedere il film “Oh, ma che bel cane” da un divertimento sempre più intenso, perché ha un ritmo da “crescendo rossiniano”. Il godimento che esso produce nello spettatore, però, è di quelli che lasciano il segno, in quanto, non potendosi sintetizzare in battute spiritose, tipo barzelletta o freddura, né raccontare in modo da trasferire ad altri il piacere provato, provoca alla fine una riflessione seria sul perché mi sono divertito. Il film, quindi, necessita di un’analisi puntuale.

Per questo motivo, rivedo, mentalmente, il film a ritroso, dall’ultima sequenza, che mi ha indotto a girarmi, istintivamente, sulla sedia, come per evitare di essere investito da quel vomito aggressivo, volgare, petulante, irriguardoso verso le persone e le cose: immagine sinistra, se pur fedele, dell’attuale società. In quest’ultima, infatti, spiccano personaggi che scaraventano sulle persone impetuosi torrenti di parole inquinanti le coscienze delle persone e offensive per la loro intelligenza. Le sequenze che la seguono, o meglio che la precedono, però, lasciano spazio alla speranza, perché mostrano i protagonisti che si interessano positivamente alle persone che incontrano per strada e, particolarmente agli innocenti, scevri da ogni colpa, e sottolineano, persino, la loro attenzione verso il cagnolino, per il quale emettono un giudizio valido: “Oh, ma che bel cane!.

Così, si possono scoprire, nell’insieme, la diversità e la complessità delle relazioni sociali. E poi, si vedono i protagonisti immersi nella loro, sempre più serena, discussione. È una metafora del faticoso cammino dell’uomo, dell’umanità, dello stato brado, priva di regole e di valori, a quello della convivenza civile, con norme da condividere e da rispettare, e anche a quello della scoperta della bellezza della natura: “Oh, ma che bel cane”.
Si transita così dalla rappresentazione del “pensiero unico” alla manifestazione del pensiero individuale e al rispetto di esso. Il film, normalmente visto, dal primo all’ultimo fotogramma, è la narrazione accelerata dello sconvolgimento della società umana dalla decadenza dei lavori di civiltà: la tolleranza, il riconoscimento della dignità della persona, il rispetto della natura; fino alla disgregazione di qualsiasi tipo di relazione tra le persone.

È così che appaiono i due giovani, i quali da una conversazione lineare e dagli accenti pacati passano a toni sempre più accesi e divergenti, quasi a insultarsi l’un l’altro, che, però, sorprendentemente, quando incontrano le signore col cagnolino, le quali spingono il rispettivo seggiolino con dentro un bambino, si ritrono all’unisono nell’assumere un atteggiamento canzonatorio nei confronti di quelle persone e del mondo che rappresentano, come quello della serenità della famiglia, della cura e della responsabilità verso i più deboli, della solidarietà; atteggiamenti in loro sempre più negativi, culminando nel beffardo, “Oh, ma che bel cane”, per scadere, poi, nel manifesto disprezzo della persona, considerata da loro come, “res nullius” o, anche, “res delericta” su cui riversare, come in una pattumiera qualsiasi cosa disgustosa e ripugnante.

Visto così il film è la terribile, tragica, se pur sotto sembianza comica, del non riconoscimento della persona, della sfiducia, della totale distruzione della società umana, fino all’atomizzazione di essa: è il trionfo dell’egoismo allo stato puro.
Il film, quindi, mette in evidenza l’estrema fragilità del sistema sociale, fondato su relazioni, del convivere non statico, ma dinamico, in cui il singolo, nel rispetto delle regole vive e costruisce le sue storie, dando pari dignità a quella degli altri, e riconosce il valore positivo e complementare dell’aggregarsi secondo regole da rispettare lealmente; perché il non osservare, il non riconoscere le norme scelte porta rapidamente alla liquefazione, alla distruzione dell’umana società. Quindi, l’osservare e il rispettare le regole liberamente preferite e condizione necessaria e sufficiente per il vivere e sopravvivere nella società umana.

Il film “Oh, ma che bel cane”, perciò, è come un teorema di matematica la cui verità mai può essere smentita.
Le attrici e gli attori, magistralmente guidati da Francesco Di Mauro, regista, che, pur essendo giovane mostra doti da consumato maestro, si sono calati nelle rispettive parti con semplicità e immediatezza coinvolgente, evidenziando abilità interpretative notevoli. Ottima è la padronanza, da parte del regista, delle tecnologie utilizzate.
Magnifica è la fotografia.
Bravissimi e originali i soggettisti.
                                                                                                                                  Michele Barbagallo


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